Parlatorio non zovistigatto

Io sô come un parolero. Si nata a dizere, vô parlano in questa conversazione che nai razó di sere si non il magaronês et la gratia di uno parlatorio zen molto zovistigaçó. Il Juó Bananere dizzia de maniere molto ingrazziata da Tristezza di Alvare d'Azzevedo in sa Gansó da morte. Pena che Bananere amatô la pobre Juóquina cum tanta cuvardia. Si ria molto tembê naquella insgrizione de Gonzalve Dia, Migna Terra, en questo lugario si via:

Migna terra tê parmera,
Che ganta inzima o sabiá.
As aves che stó aqui,
Tembê tuttos sabi gorgeá.*

Il Juó parla pio d'Os meus otto anno, di Cazzimire d'Abreu. Tutto molto ingrazziato, tutto molto rizzogno. Io lego, io video, ma io nunca pisco. Non. Io capisco si, ma come quiê molto ri.

Agora, amico, come dizere pio? Si acabô il parolaçó. Tutte bello, ma con finni. Tutte ingrazziato, ma che si fina. Entó, io vô m'acabá per aqui. Fermo la boca et galo mi magaronês. Tutte zen razó si non di parlare in brazziglianno molto ingrazziato. Galo! Finni! Até pio!

Rovere Iuniori


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* extrato di Migna terra, di Juó Bananere, in La Divina Increnca, in http://bananere.art.br/p3